diario di viaggio

#DiariodiViaggio: Fregatura a Sharm di Luca Perissinotto

Diario di una sera a Sharm El Sheik: come mi hanno fregato.

Settembre 2005, fine dell’estate.



fregatura a Sharm

Foto di Luca Perissinotto

Dopo una stagione estiva passata tra lavoro e libri universitari, giunge settembre, periodo di ferie. Quale miglior modo per rigenerarsi se non quella di una bella e meritata vacanza? Il Ghazala Garden è saltato per aria due mesi prima, ma la situazione si sta tranquillizzando nuovamente nel Sinai, quindi Sharm El Sheik mi sembra l’ideale per godermi il mare come un pesciolino e cucinarmi sotto il sole come una lucertola. Mi appiccico l’etichetta da turista in fronte – fondamentale per lo sviluppo di questa storia – e volo in Egitto con la mia neo fidanzata, che diventerà poi compagna di viaggi e di vita.

11/09/2005

Io e gli aerei non andiamo tanto d’accordo, figurarsi in una data che per colpa di quattro aerei ha cambiato il mondo. Quattro ore di sudori freddi e col cuore in mano. Per fortuna tutto ok.

Arriviamo a notte inoltrata in villaggio. Si chiama Amphoras, bellissima struttura, mare pulito, cibo ottimo ma soprattutto abbondantissimo. A partire dal buffet di mezzanotte.

13/09/2005

I primi due giorni li passiamo come previsto: mentre lei si abbronza, io mi diverto a fare snorkelling.

Stessa sera, mi faccio bello e decido che voglio vedere il centro di Naama Bay. Dall’Italia mi avevano messo in guardia: è una trappola per turisti. Io, pivello e saccente, faccio spallucce. Poco abituato ai viaggi e con l’etichetta “turista” in bella vista, mi avvicino alla reception.

“Come si può arrivare a Naama Bay?”

“In Taxi”

“Ok. Me ne chiami uno per favore?”

“Di quelli beduini o quelli convenzionati con l’hotel?”

“…. ehm …. “ La differenza sta nel fatto che coi beduini si deve trattare, con quelli dell’hotel il prezzo è fisso. Quelli beduini non mi ispirano fiducia. Mi immagino in una di quelle auto sgangherate, che probabilmente ci lascerà a piedi, mentre ci dirigiamo verso Naama e ad un tratto l’autista gira in una strada verso il deserto: qui veniamo derubati, stuprata lei e picchiato io, e alla fine abbandonati senza sapere come tornare a casa. “Vada per il taxi convenzionato”

Ecco che parte la trappola.

Una telefonata e nemmeno il tempo di riattaccare arriva un tipo tutto tirato a lucido. Ci accompagna gentilmente fuori dal resort e ci fa salire. “Schumacher – l’autista – vi porterà a destinazione. Buona serata!” Sorriso che sembra tanto sincero da far quasi invidia a quelli della Colgate.

Partiamo e Schumacher ci chiede a malapena come ci chiamiamo o da dove veniamo. Poi la prima domande:

“Vi interessa vedere Ras Muhammed? 15€ a testa, andata e ritorno! E’ un prezzaccio”.

“Boh, vedremo.”

“Se volete visitare Sharm Vecchia, 10€ a testa”.

Ri-boh, Ri-vedremo. Stai rompendo amico… e guarda avanti che se ti continui a girare verso di noi a Naama Bay non ci si arriva.

“Se volete, vi porto a fare una motorata domani, 20€ a persona il costo del trasporto, e motorata a parte.”.

Ancora? Hai rotto eh…

“Siamo arrivati.” dice Schumacher.

“Come siamo arrivati?!” Ci guardiamo perplessi. Schumacher fa una telefonata veloce e accosta. Le luci colorate di Naama Bay sono a 100 metri di distanza. Pensavo fosse vietato per lui arrivare fino Naama Bay, sapevo che era zona pedonale. Si apre la porta.

Un ragazzone di quasi un metro e novanta, di nome Sayd, per circa cento chili ci accoglie con gli onori del caso. E’ un passaggio di consegne: il pacco – noi – è passato dal corriere Schumacher al destinatario.

Imprecazioni a non finire le mie, un saluto in un italiano impeccabile il suo. Sayd inizia a parlare a briglia sciolta in italiano, facendo battute su Berlusconi, sempre apprezate dagli italiani, sulla Bellucci e su di me – sulle mie capacità sessuali più che altro. Simpatico, nulla da dire, ma capisco che ci sta indorando la pillola.

“Per Naama Bay?” chiedo

“Calma amico, è aperta tutta la notte.”

“Si ho capito, ma non voglio tornare tardi!”

“Tranquillo amico, per divertirti con la tua donna hai tempo tutta la notte, vieni che ti faccio vedere io una cosa a Naama Bay.”

Perplessi ci avviciniamo sempre più, poi tagliamo per una via laterale ed entriamo in un Bazar. I pesci sono caduti nella rete. Ci fa accomodare ed entra suo cugino.

“Buonasera amici miei”. Mohammed ci accoglie festante con un sorriso a trentadue denti. Mi copro il volto con le mani. Capisco che da pesce caduto nella rete ora sto per diventare un pollo senza piume. Naama Bay la vedrò in un secondo, terzo, quarto o quinto momento, ora devo stare attento a non lasciarci tutte le penne.

“Benvenuti in mio umile Bazar dove puoi trovare miglior merce di Egitto!” E te pareva, potevo trovarla da un’altra parte? Eh no, meno male che sono capitato qui…

“Seguendo tradizione di ospitalità egiziana, offro voi miglior Karkadè di Sharm El Sheik.” Ammetto che quel Karkadè fumante è stato veramente una cosa eccezionale.

Mohammed inizia a sviolinare la mia Lei, con complimenti su quanto bella sia eccetera eccetera, mentre io non vengo manco sfiorato. Vengo preso in causa quando l’argomento sessuale ritorna a galla per l’ennesima volta. Mi viene perciò presentata una boccetta miracolosa, che con una goccetta messa sul mio coso e tre messe sulle sue cose, ci farà passare notti insonni, dove io sarò un mix tra Rocco Siffredi e un leone assatanato.

Fortunatamente non ne ho bisogno e declino, anche se non sono su livelli ne di Rocco ne del leone. Poi, sempre per rimanere in tema ma deviando un po’ sul fatto che abbiamo la pelle secca per colpa del sole egiziano, ci viene proposta una crema, dal buon profumo, che ci farà ringiovanire la pelle e ovviamente contribuirà alle nostri notti insonni.

Ancora no. Alla fine, la vera merce, quello che più mi interessava: i papiri. Ammetto che uno me lo sarei comunque preso, ma non volevo prenderlo quella sera. La mia idea era quella di fare un giro per vari bazar, valutare un attimo prezzi e gusti – non la qualità perché non sono assolutamente un intenditore – e poi scegliere. Invece è capitato tutt’altro.

Mohammed inizia a sciorinare le qualità dei suoi papiri originali – questo lo dice lui -, i migliori d’Egitto – e vuoi mettere? L’avresti mai detto? –  piegandoli su se stessi e sbattendoli sul tavolo. Lo stile è quello di Roberto da Crema nelle sue televendite, urlante e sbraitante, solo che a Mohammed manca il fiatone.

Dopo aver urlato per cinque minuti, chiede repentinamente “Quale piace?”. Ci guardiamo. Ce n’erano di bellissimi. Due in particolare. Indichiamo semplicemente che sono carini. Mohammed prende una calcolatrice. Fa quattro conti:

“Costa tutto 250€!”

“Ma sei fuori?!” 250€ per quattro foglie intrecciate e colorate sono un vero e proprio furto.

“Mohammed, ho detto che mi piacciono ma non che intendo acquistare!”

“Come no? Tu perchè venuto qui?”

Tecnicamente mi ci hanno portato e non avendo idea di dove fossi, ci siamo dovuti rimettere a tuo cugino. Che ci ha intortati per bene.

“No guarda Mohammed, veramente, non abbiamo intenzione di comprare. Poi 250€ sono veramente troppi!”

Parte la scenata “ Ho bambini piccoli, per favore, aiutatemi! Vi abbiamo offerta Karkadè – mi pare il minimo penso – ospitalità egiziana va ricompensata! Per favore compra qualcosa.”

Ci guardiamo. Io soprattutto mi faccio intenerire. Ma non me la sento di comprare. Lei mi fa l’occhiolino e mi dice “Dai prendiamo un papiro e ci togliamo il pensiero.” Va beh.

Spariamo 35€ per il papiro più piccolo. Mohammed quasi piange. Prendere o lasciare, non offriamo di più. Alla fine, dopo 10 minuti di contrattazione chiudiamo a 75€ e ne prendiamo due, senza cremine miracolose o pozioni magiche per le notti insonni, ma con in regalo un profumino per lei, che costa 25€ a boccetta ma che lui ci regala come senso di gratitudine – sembra vera.

Sayd, che aveva assistito impassibile alla contrattazione, ci ringrazia e ci accompagna all’ingresso di Naama Bay. Ci dice di informarlo quando vogliamo tornare al resort. Mi guardo attorno e vedo i taxi parcheggiati poco lontano. Schumacher ci aveva fermati di proposito prima della meta e consegnati a Sayd, ma non che avessi bisogno di riconferme.

Mentre iniziamo la passeggiata per il centro mi sale un nervoso incredibile. 75€ per due papiri che manco volevo, una scenata in cui mi sono fatto intenerire e l’etichetta “turista da spennare” che aveva fatto il suo lavoro: farmi fregare. Mentre camminiamo, i proprietari di Bazar ci assaliscono. Mi dispiace amici, sono senza soldi, ho speso tutto da un vostro amico. E mentre io li allontano in malo modo, lei ride dicendo che siamo due imbecilli. Ha ragione.

Camminiamo fino all’Hard rock Cafè per prendermi la maglia per la mia collezione, ma non mi guardo più attorno. Non mi rendo più conto di quello che succede in giro, sono dentro ad una bolla di nervoso che mi isola da tutto il resto. “Torniamo a casa!” dico.

E’ passata solo mezz’ora da quando Sayd ci ha lasciati. E mentre lei ride e cerca di persuadermi a restare, io non sento ragioni e chiedo a Sayd di chiamare Schumacher.  La sua faccia era stupita. “Ma come, andate già a casa? Pensavo volessi comprare dell’altro. Abbiamo tanta altra bella roba” Lo fulmino con lo sguardo, lo saluto e saliamo in macchina.

Mentre facciamo la strada, Schumacher riprende il suo monologo di offerte. Gli chiedo di finirla che tanto da domani passerò i miei giorni in spiaggia e non usciremo più. Non sarà vero, ma almeno la pianta.

Avessi avuto qualche anno di esperienza in più nei viaggi, sarebbe finita diversamente. Per curiosità faccio guardare i papiri ai ragazzi dell’animazione in villaggio, il giorno successivo. “Hai speso un po’ tanto ma è roba buona, hanno pure il timbro di autenticità” mi dicono. Almeno ho preso una cosa valida.

Luca Perissinotto

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